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La leggenda di fondazione fa risalire a circa cinque secoli fa e nella domenica in albis, l’ottava di Pasqua, il ritrovamento prodigioso di un quadro su tavola della Madonna del Carmine da parte di alcune galline (animali sotterranei e psicopompi) che stavano razzolando. Il dipinto era stato sotterrato per sottrarlo alle incursioni dei Saraceni. A far esplodere il culto, all’inizio del Seicento, contribuì il miracolo della guarigione di uno storpio. Il tributo di galline ha da sempre caratterizzato la festa: nel Settecento si arrivava a un migliaio e lo stesso Sant’Alfonso de’ Liguori offriva ritualmente due galline bianche. Si dice anche che sia stato lo stesso santo ad inaugurare tale usanza. Ritrovamento e tributo hanno finito per far prevalere il titolo popolare di Madonna delle Galline su quello ufficiale di Madonna del Carmine.
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Il tempo festivo si stende su quattro giorni, iniziando il pomeriggio del venerdì in albis con il rito di apertura del santuario unitamente alle prime tammorriate (o’canto e o’ballo ‘n copp o’ tammorre). Prosegue il sabato sera nei cortili con le veglie tra suoni e danze. Il giorno di domenica è interamente consacrato alla processione della Madonna che esce alle nove e si rititra dopo il tramonto. In ogni rione la Madonna incontra i devoti che la attendono con doni di galline ed altri animali, lanci di petali, offerte votive, drappi ai balconi, batterie di mortaretti nonché tammurriate processionali. Domenica pomeriggio nella Villa Comunale si svolge il raduno dei tammorrari provenienti da ogni dove: si formano i cerchi dei suonatori, cantatori e spettatori con al centro le coppie di danzatori in un clima di tripudio collettivo. Calata la sera, la festa prosegue nel cortile Califano presso il tosello di Francesco Tiano dove i tamorrari si riuniscono per una notte di veglia. All’alba del lunedì si forma un corteo che raggiunge il santuario per il rito di chiusura: la consegna delle tammorre, delle due colombe votive e l’ultimo canto intonato alla Madonna.
In questa foto vediamo l’apertura del santuario, il Venerdì in Albis
Davanti alla chiesa della Madonna delle Galline nel pomeriggio del venerdì dopo Pasqua, alcuni colombi bianchi vengono lasciati volare via dal cesto mentre la folla attende la prossima apertura del santuario. I volatili, che rimandano al tradizionale tributo in omaggio alla Madonna, costituiscono un filo conduttore della festa. -
Sul sagrato del santuario, in seguito all’apertura, Immacolata Di Natale riscalda la pelle di capra della propria tammorra sopra un fuocherello dopo averne riscaldato l’interno.
La tammorra (o tammurro) è un tamburo a mano con inseriti nella cornice dei dischi di latta, i cicere o cincioli. E’ lo strumento principe della tradizione campana e mentre nel Settecento veniva suonato esclusivamente dalle donne, successivamente passò soprattutto nelle mani degli uomini. Costituisce l’altra caratteristica maggiore della festa. -
Le tammorriate iniziano sul sagrato dopo l’apertura della chiesa. Due danzatore con le castagnette ballano in coppia all’interno del cerchio di astanti con la tammorrara. Mentre una alza e ruota le braccia, l’altra si abbassa e le ruota verso terra ( la cosiddetta passata). Secondo RobertoDe Simone la vera danza a coppie si articola per lo più tra due uomini o tra due donne “esprimendo rappresentazioni rituali di tutto ciò che il quotidiano nega, reprime e non permette”. Immacolata Di Natale suona la tammorra in modo detto maschile : reggendo dal basso il telaio con la mano sinistra mentre con il palmo e con le dita della destra percuote la pelle su di un ritmo rigidamente binario, più lento di quello della tarantella.
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Al passo di danza di ballatori con castagnette un corteo di suonatori con tammorra e fisarmonica si allontana dal santuario. Per una buona tammurriata sono indispensabili le castagnette ( le nacchere napoletane). Esse vengono impugnate con entrambe le mani dai danzatori i quali le fanno schioccare, per scandire il tempo, con un movimento circolare del polso e della mano rivolto dall’interno verso l’esterno del corpo”. Producono un suono secco paragonabile a quello che fanno le castagne che esplodono sul fuoco.
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La tammorriata si è spostata in un’altra piazzetta dove ai suonatori si è aggiunto il triccaballacche, composto da tre martelli di legno fissati ad una base. I due martelli laterali, mobili, vengono impugnati e battuti contro quello centrale producendo una sorta di scoppiettio martellante. E le danze continuano sfrenate.
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Domenica in Albis – Processione
Una tammurriata processionale con un suonatore e due danzatore munite di castagnette precede i sacerdoti nel tratto iniziale del lungo corteo domenicale che, secondo le parole del canto a’ ffigliola in onore della Madonna, comincia alle nove per finire alla “calata dell’ora”. -
Domenica in Albis – Processione
Un lancio di petali dal tetto in un cortile dove sosta la processione. Sulla statua della Madonna sono appollaiati svariati colombi, di quelli che le si sono posati sopra dopo il lancio all’uscita dalla chiesa. Questi, malgrado il clamore e gli scoppi dei mortaretti, rimarranno sulla corona, sulle spalle o ai piedi della Madonna come pure le galline e i pavoni posti sulla pedana. Così nel Settecento Henry Swinburne descrive tale singolarità:” Durante la processione un centinaio di galline vanno a piazzarsi successivamente sul palo che regge l’immagine della Madonna e il miracolo consiste nel fatto che gli uccelli vi si appollaiano senza far strepiti. La quantità della popolazione che vi si accalca in ciascun luogo della manifestazione, produce un rumore tanto forte che le povere, spaventate galline rimangono ferme in piena calma e tranquillità”. -
Domenica in Albis – Processione.
L’offerta di una gallina da parte di una devota. Il dono massiccio di volatili come pure di alcuni conigli è l’aspetto che più caratterizza la processione. Fino a un’epoca recente era invalso l’uso di lanciare dai balconi e finestre i pennuti che andavano a posarsi sulla statua della Madonna: la credenza era e rimane, che le galline le vadano spontaneamente incontro. Particolarità che si riscontra in uno dei miracoli ancora raccontati dai devoti: quello di una gallina che essendo stata prima promessa alla Madonna e poi non donata, si recò al santuario per conto suo. Non ho più riscontrato tali voli di pennuti bensì doni fatti dalle finestre direttamente nelle mani degli incaricati. -
Domenica in Albis – Processione
Un bel papero con il collo ben infiocchettato aspetta di essere offerto alla Madonna e poi deposto sulla pedana sottostante. Due ragazzine attendono invece con un piccolo vassoio di petali da lanciare al passaggio. Ad ogni offerente un addetto dà un’immagine della Madonna. -
Domenica in Albis – Processione.
Due devoti in attesa, l’una con un abito da festa di bambina su cui sono appese delle banconote. E’ un abito votivo, un ex voto per grazia ricevuta che al passaggio della Madonna verrà appeso bene in vista sul lato anteriore della pedana. L’altro tiene in braccio il dono tradizionale delle due galline. -
Domenica in Albis – Processione
Una bambina, insieme alla nonna, offre un tortano la cui forma richiama un canestro. Il tortano è un pane ritorto, una grande torta rustica infarcita di salame che può assumere svariate forme – ovale, tonda, a forma di cuore o di parti anatomiche nonché di gallinaceo. Tuttavia non vengono più confezionati i tortani rettangolari che a mo' di cornice racchiudevano un’immagine della Madonna. -
Domenica in Albis – Processione.
Un neonato viene sollevato e proteso verso la statua della Madonna in modo da fargliela toccare da parte di un incaricato. Parimenti un certo numero di altri neonati sono offerti alla protezione della Madonna lungo la processione. Un’ usanza con funzione simile, che però non ho potuto riscontrare, è quella di far passare i figli appena nati sotto il trono della Madonna. -
Domenica in Albis – Processione.
E’ stata appena sistemata sulla statua della Madonna un’offerta di banconote disposte a forma di cuore che richiama quella di alcuni tortani appesi più in basso. Mentre alcune donne per lo più anziane continuano a spillare personalmente la propria offerta sui nastri di raso legati sul fronte della pedana, le banconote vengono comunemente consegnate direttamente agli incaricati. -
Domenica in Albis – Processione.
Quando la processione arriva nel cortile Califano viene aperto il tosello di Francesco Tiano. Il tosello è il baldacchino votivo (dallo spagnolo dossel) addobbato in un angolo di cortile da parte del devoto tosellaro. Comprende al suo centro l’effigie della Madonna circondata da un’installazione scenografica ornata alle pareti da drappi, con molte piante, fiori, una grande croce, ceri, ex voto, ceste per ricevere doni nonché tammorre, castagnette, triccaballacche…simbolo della devozione del tosellaro che è cantante folk. Tradizionalmente il devoto offre i frutti del proprio lavoro agricolo o artigianale. Francesco Tiano è l’ultimo tosellaro (nel1999) a mantenere l’usanza che un tempo era di pertinenza delle “matree”. Dopo la sua scomparsa il suo è diventato il tosello storico. Ma tosello poteva e può essere anche un addobbo dove fare ristorare i partecipanti della processione e dove si sosta per rifocillarsi durante e dopo il suo passaggio. Durante la sosta presso il tosello i devoti del vicinato sono confluiti nel cortile dove vi è come una festa con accenni di tammurriate e passi di danza. -
Domenica in Albis – Processione.
Una batteria di mortaretti a parete finisce di esplodere mentre il fuochista si allontana di corsa. Lungo il tragitto della processione che visita tutti i rioni e gli angoli della cittadina fino alle masserie circostanti vi sono innumerevoli soste per questo omaggio sonoro che nei vicoli si esplica in un’unica linea zigzagante di mortaretti a terra. Poiché senza scoppi assordanti non c’è allegria se ne fa largo uso. -
Domenica pomeriggio – Villa Comunale.
Nel pomeriggio mentre prosegue la processione, alla Villa Comunale, un ampio e ombroso spazio verde, si danno appuntamento gruppi spontanei di tammorrari. Intorno ai primi danzatori si forma un primo grande cerchio (o’chirchio), vicino ai suonatori. Quando la musica comincia a scandire il suo tempo sono solitamente le donne ad avanzare nel cerchio, donne mature dalle corporature floride. Attraverso un gioco di sguardi avviene la ricerca del partner. La tammorriata è una danza a coppia eseguita indifferentemente da giovani e maturi: si vedono ancora spesso appaiati danzatore mature e danzatori giovani o viceversa. Qui la coppia è formata da una donna matura ed un giovane e , come spiega De Simone, “spesso è la donna come madre a guidare la rappresentazione dei gesti”. In tali coppie gli anziani di solito sono pronti ad accompagnare nell’apprendimento i più giovani. -
Domenica pomeriggio – Villa Comunale.
All’interno del grande cerchio oltre i suonatori di triccaballacche, le coppie sono disposte in posizione frontale – obliqua o semplicemente frontale occupando ciascuna un’area circolare contenuta al cui interno i danzatori eseguono passi avanti e indietro o passi laterali. E’sempre presente il movimento alternato delle braccia alzate a livello della testa, ritmato dallo schioccare delle castagnette. Nei cerchi si fondono suonatori, cantanti ballatori e spettatori. Non vi è distinzione tra attori e spettatori poiché, purché muniti di castagnette gli astanti sono potenziali danzatori. -
Domenica pomeriggio – Villa Comunale.
Mentre il suonatore in primo piano batte il tempo, all’anziano cantatore si succedono in coro il suonatore di fisarmonica e una cantatora che si accompagna con le castagnette e che in un secondo momento si lancerà nella danza. I temi cantati, secondo l’espressione di De Simone, sono la donna, il sesso e la morte. -
Alba lunedì – Chiusura.
Nella città ancora addormentata, all’alba di lunedì, una paranza di tammorrari con Marcello Colasurdo che canta e Antonio Matrone alla tammorra, insieme ai superstisti della notte di veglia passata presso il tosello, s’incammina attraverso le strade deserte verso il santuario. Francesco Tiano reca due colombi bianchi in un cesto da donare alla Madonna. Qua e là al passaggio dei suoni qualche paganese che viene strappato al sonno si affaccia a guardare. -
Alba lunedì – Chiusura.
All’interno del Santuario, davanti all’altare della Madonna, nel silenzio generale, Marcello Colasurdo intona la Fronna, il canto a distesa di un cantore solo senza l’ausilio degli strumenti. E’ una forma devozionale di saluto finale, il commiato alla Madonna, dopo che Francesco Tiano ha deposto i due colombi bianchi sull’altare come pure altri suonatori hanno consegnato tammorre e triccaballacche in segno di devozione ai piedi della statua. E’ il momento forse più toccante della festa questo ultimo saluto ricco di fioriture melodiche intonato da una voce calda e potente. Nel silenzio della fine Marcello e Francesco retrocederanno dall’altare lungo la navata verso l’ingresso, senza dare le spalle alla Madonna, come vuole la tradizione.
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